Ciao a tutti gli amici mangerecci dell’Arezzo Crowd Festival! Avevate già fame, non è vero?! Tranquilli e niente panico, sono qui pronta con una nuova creazione culinaria!

Sentite già il profumino? Beh, per forza che lo sentite… oggi vi propongo la versione vegana del famoso Curry.

Ma come sempre, prima della preparazione (e degustazione), vi introdurrò questo piatto con un po’ di storia. Sicuramente state associando questa pietanza alla tradizione indiana, e invece leggendo quanto riportato, scoprirete che sarà difficile ritrovare un piatto che possa essere definito più “fusion” di questo!

La storia

La parola “curry” non indica la spezia che tutti noi siamo abituati a comperare in polvere al supermercato, originariamente infatti si riferiva ad un insieme di aromi derivati da varie regioni dell’Asia che venivano aggiunte perlopiù a casaccio a stufati e pietanze prima portoghesi e poi inglesi (in ordine di arrivo prima dei conquistadores e poi degli inglesi nelle regioni dell’India). Nella cucina indiana la miscela al curry è chiamata masala. Si tratta di una miscela di spezie particolarmente aromatica che, dopo essere leggermente tostata in padella e poi pestata finemente in un mortaio, viene impiegata secondo le usanze o il tipo di piatto con cui si deve accompagnare.

La storia del curry vide i suoi inizi quando i primi mercanti della Compagnia delle Indie nel ‘700 si ritirarono in Inghilterra con cospicue fortune. Questi portarono con sé l’uso di alimenti piccanti e speziati quali i turkarri (umidi o stufati). La curiosità per questi cibi esotici si diffuse fra la borghesia. Così a fine ‘700, alcune ditte inglesi, anglo-indiane e olandesi cominciarono ad offrire tre diverse miscele di spezie con tre rispettivi gradi di piccantezza, le quali venivano chiamate “curry” dalla parola kari (appresa dagli inglesi dai mercanti portoghesi), nome tamil che significa salsa o zuppa e che nel sud dell’India si riferiva alle spezie impiegate in alcuni piatti di carne e vegetali.

Il gusto piccante e dolciastro del curry si stabilizzò nella cucina internazionale dall’800 in poi. L’ingrediente base è la radice essiccata della curcuma, grande protagonista del mix, da cui scaturisce il tipico colore dorato; la miscela come la conosciamo noi oggi inoltre comprende: pepe nero, cumino, coriandolo, cannella, senape nera, chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, fieno greco, peperoncino. In aggiunta, può contenere anche: cardamomo, pepe bianco, pepe di Caienna e macis, (la corteccia della noce moscata).

Una curiosità

Nel XX secolo il curry è stato impiegato dall’esercito inglese e dalla marina nipponica come razione base per i propri soldati. Oggi è impiegato dalle forze di autodifesa giapponesi.
E questa storia di sapori mixati continua ancora, al punto che nel 2001 il pollo tikka masala, ricetta classica del pollo al curry, è diventa il piatto nazionale inglese.

Le proprietà delle spezie contenute nel curry

  • Miglioramento della fase digestiva e nella regolazione del metabolismo;
  • Qualità antinfiammatorie e antiossidanti, utili ad alleviare l’affaticamento del fegato (proteggendolo dalle tossine) oltre a portare giovamento anche a stomaco e intestino.
  • Aiuto per riduzione di fastidi legati all’artrite e ai reumatismi.
  • Proprietà contro le malattie cardiovascolari grazie alla sua azione di regolarizzazione dei ritmi cardiaci e della circolazione sanguigna. Si segnalano effetti benefici anche nella prevenzione dell’arteriosclerosi.
  • Importante anche l’aiuto nel contrastare patologie neurodegenerative come l’Alzheimer.
  • L’attività antinfiammatoria e antiossidante stimola la reazione del sistema immunitario contro l’aggressione delle cellule celebrali da parte delle placche.
  • Possibilità di riduzione dei livelli di colesterolo e di regolarizzazione dell’indice glicemico.
  • Grazie alla curcuma, questa miscela ha poi fornito indicazioni positive circa la possibilità di rallentare l’evoluzione del tumore alla prostata.

La ricetta

Ingredienti per 5 persone:

  • 250 gr di ceci secchi (che metterete a mollo per una notte: il peso deve triplicare);
  • 5 carote;
  • 3 coste di sedano;
  • 5 zucchine;
  • 1 cipolla bionda grande o due piccole;
  • 2 spicchi d’aglio;
  • 1 mazzo di prezzemolo;
  • 500 ml di brodo vegetale;
  • 500 ml di latte di cocco/mandorla senza zucchero;
  • 70 ml di olio extra vergine di oliva;
  • 2 cucchiai e 1/2 da minestra di curry in polvere;
  • sale q.b;
  • Riso Jasmine bollito.

Procedimento:

  1. Mondate e sminuzzate finemente la cipolla e l’aglio;
  2. Mondate e tagliate a pezzi grossolani il resto della verdura;
  3. In una casseruola fonda e larga mettete l’olio extra vergine di oliva e il curry in polvere, fate soffriggere per pochi secondi a fiamma viva, quindi aggiungete l’aglio e la cipolla tritata finemente, dunque aggiungete circa 30 ml di acqua calda e lasciate soffriggere fino a che la la cipolla e l’aglio saranno ben dorati e l’acqua si sarà ritirata;
  4. Addizionate il soffritto con il resto delle verdure, i ceci e il prezzemolo (che avrete avuto cura di sminuzzare finemente), quindi lasciate soffriggere per qualche secondo;
  5. Aggiungete il brodo (deve essere a bollore) e il latte di cocco, mescolate, aggiungete un po’ di sale, quindi coprite con un coperchio e portate a ebollizione, dopodiché abbassate la fiamma e lasciate cuocere per circa 1 ora, mescolando di tanto in tanto;
  6. Servite in scodelle di ceramica spessa (in modo che venga trattenuto il calore del brodo) e servite con il riso bianco bollito.

Bon appétit!!!

Giada Sandrucci