Tra il 10 e il 13 Luglio, con Officine Montecristo abbiamo realizzato 4 performance ad Arezzo in occasione di “La Pazienza di Essere Raccontati, Nove stanze per Nove canzoni”, mostra installazione sull’album Vivere o Morire di Motta, organizzata da Camere civico 15, in collaborazione con Men/Go Music Fest, Woodworm Label.

Un evento artistico che offre la visione di un’umanità variegata e che invita a guardare oltre, a mantenere lo sguardo e la mente perennemente aperti sulla contemporaneità, attraverso un’indagine in quattro atti che parte da spunti di riflessione diversi per esplorare due quesiti fondamentali: chi siamo e dove siamo diretti?
Le 4 perfomance che abbiamo presentato sono: Yes, But Why?; Ana, Eva, Ketty; SloWalk e Urban Codex.
Yes, But Why?
È la prima performance/installazione ispirata alle relazioni difformi. Personaggi fuori dal comune affrontano la difficoltà di stabilire relazioni nel mondo postmoderno. È possibile sopravvivere alla distanza con se stessi? Sì, ma perché?
Ana, Eva, Ketty
Performance dedicata alla vita di Ana Mendieta, Eva Hesse, Ketty La Rocca. Una narrazione che si snoda tra parole e gesti simbolici legati a tre artiste del novecento. Una preghiera laica, tenerissima, dove da un mare sconfinato di eventi negativi nascono occasioni risolutive che mutano condizioni infelici nell’esaltazione del libero arbitrio.
SloWalk
Una camminata partecipata in slow motion dove cogliere azioni e dettagli mai visti prima, dove ogni piccolo e lentissimo movimento è un appunto sul tempo e sullo spazio. Un breve e allo stesso tempo lunghissimo viaggio che mette al primo posto l’abbandono delle convenzioni, del senso della velocità, delle vecchie maniere. Rallentando cambiamo il nostro punto di vista sulle cose.
Urban Codex
Performance/installazione ispirata al Codex Seraphinianus, l’enciclopedia fantastica illustrata da Luigi Serafini. Personaggi misteriosi e indecifrabili comunicano mondi immaginari e immaginifici, riscrivendo il linguaggio artistico attraverso una grottesca e colorata allegoria di una nostra società possibile.
Foto di Mara Giammattei
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