Ad Arezzo esiste una realtà che da anni combina in maniera inedita elementi legati alla cultura con importanti risultati in ambito creativo. Forse dietro alla nascita di Spazio Seme si nasconde l’attitudine a essere curiosi dei suoi fondatori, che abbiamo incontrato e che ci fanno ben sperare, continuando a porsi domande, consapevoli che non si finisce mai di imparare.
Leonardo Lambruschini, performer e insegnante di movimento e improvvisazione, conduce laboratori di movimento per bambini PlayContact e danza Contact Improvisation per gli adulti attraverso corsi settimanali e laboratori intensivi in italia e all’estero.
Francesco Botti attore, regista e drammaturgo che, oltre a una sezione di corsi teatrali per adulti, ha fatto nascere una scuola residente di scrittura creativa, il Cantiere di Storie, che sviluppa collaborazioni con professionisti di importanti case editrici.
Gianni Bruschi, cantante, attore e formatore che è nel Comitato Artistico Territoriale di Oida Orchestra instabile di Arezzo, atta a creare connessioni e una parte di relazioni che partendo dalla musica prevedono l’uso di arti performative, collegando molte realtà del territorio, nazionali e internazionali.

Spesso, coloro che appartengono all’ambiente della cultura, delle arti e dello spettacolo manifestano un certo entusiasmo verso il processo creativo, quando nasce qualcosa che poi viene condiviso con il pubblico. Cosa si prova durante questa genesi?
Il processo creativo è un viaggio che nasce dall’ispirazione. L’entusiasmo è il motore, ma come in ogni percorso ci sono imprevisti e cambiamenti. Valutare, accettare e scegliere i cambiamenti come arricchimenti del processo creativo. Ogni volta si parte e ci si prefigge una meta, ma il segreto resta nella capacità di poter modificare e trasformare il tragitto o di saper aspettare il momento giusto per rendere l’ispirazione iniziale fruibile verso il pubblico.
In questi anni, per la precisione ne sono trascorsi sette dalla vostra fondazione, che idea vi siete fatti sull’evoluzione dei linguaggi creativi?
Crediamo nel sincretismo dei linguaggi ed è stato fin dall’inizio l’obiettivo per la creazione di Spazio Seme. Un luogo dove potessero interagire le “arti in movimento”. Il teatro, la danza, la voce, ma anche tutte le pratiche e le discipline legate al corpo. Crediamo che l’evoluzione consista proprio nella comunicazione e nel confronto tra i vari linguaggi.
La vostra offerta formativa abbraccia tutte le età. Quali sono le differenze più significative tra le generazioni?
Non esiste una reale differenza tra le generazioni. I nostri clienti sono spinti dalla voglia di esprimersi e di conoscersi, ma anche di accedere a una ricerca artistica. Di certo con i bambini e i ragazzi cerchiamo di passare anche strumenti che possano favorire la relazione e il rispetto oltre che il divertimento.
Il corpo, che tipo di strumento è? Ha dei limiti effettivi o questi ultimi sono il frutto delle nostre paure?
Il corpo, nell’ambito espressivo e artistico, non ha limiti ed è proprio il processo creativo che garantisce il superamento delle paure o della percezione di un corpo inadatto. Spesso durante un percorso le persone scoprono quanto il loro corpo possa essere potente e con “corpo” intendiamo non soltanto il fisico, ma tutto ciò che risiede in una persona. Il pensiero, il desiderio, il sentimento, il ricordo. Tutto materiale che poi si trasforma in intenzione e quindi azione espressiva.
Qual è la forza motrice che vi ha permesso di andare avanti nonostante la crisi anche in ambito culturale? Fare cultura è una necessità?
Hillmann diceva che la bellezza è una necessità. Sì, la cultura è una necessità ed è sempre l’occasione per l’essere umano di dare un significato alla propria esistenza. Spazio Seme è il luogo nel quale opera Seme s.n.c. Seme, oltre a resistere con grinta e impegno giornaliero, utilizza modelli organizzativi e forme di produzione che devono essere in grado di auto-sostenersi. Auto-sostenersi economicamente è infatti la precondizione per poter essere produzioni libere, capaci di produrre un’offerta culturale in grado di stimolare ulteriori realizzazioni creative.
In questi anni, quali sono stati i progetti o le produzioni che vi hanno reso particolarmente orgogliosi?

Siamo orgogliosi di aver creato un centro artistico internazionale, un luogo accogliente e inclusivo con un’offerta formativa diversificata per bambini e adulti, di aver organizzato rassegne di musica, arte contemporanea, produzioni artistiche, workshop, festival, progetti educativi a sfondo sociale. Lo sforzo umano di essere riusciti a mantenere vivo un modello aziendale che vede l’arte come motore di marketing, dove non esiste una struttura piramidale, ma dove specifici settori vengono sviluppati da differenti direttori artistici che curano in specifico determinati settori in collaborazione con realtà esterne. Ma Seme è orgogliosa soprattutto di aver aperto e aprire sempre più rapporti con artisti nazionali e internazionali come Carlos Ujhama, membro del Consiglio Internazionale dell’Unesco, che a oggi collabora internamente alla struttura e che, con il progetto Afrossà, sta abbracciando la comunità afro-brasiliana.
Come vorreste essere definiti o ricordati? Spazio Seme, dal 2012… come finisce la frase?
Spazio Seme, dal 2012, un’impresa culturale creativa capace di produrre un’offerta non conformista, appagante e in grado di stimolare ulteriori realizzazioni creative attraverso l’incontro umano al di là delle differenze, delle lingue, delle ideologie e delle religioni.
Appuntamento il 2 giugno alle 16.00 presso Spazio Seme con lo spettacolo Pulp Waiting Room – regia di Francesco Botti
Gea Testi