Arezzo Crowd Festival apre le porte all’arte contemporanea con una performance site specific pensata dal collettivo Fratelli Sul Tana, che ha avviato un percorso sperimentale di ricerca dedicato alla creatività all’interno di spazi urbani ed extra-urbani, con l’intento di rivelarli al pubblico.

Dalle prove, realizzate all’interno della vecchia Casa del Popolo di Padule, sobborgo di Sesto Fiorentino tra Calenzano e Campi Bisenzio, alla performance definita all’interno degli spazi della Sartoria Creativa Bòlli, realtà imprenditoriale al femminile dedicata alla moda, che vanta l’unicità di capi rigorosamente fatti a mano.

La parola agli artisti

Abbiamo messo tre donne sotto lo stesso ombrello, lo abbiamo aperto e abbiamo aspettato che loro, per prime, ci venissero incontro sussurrandoci le loro storie.

Le abbiamo immaginate come tre alberi, sradicati e ripiantati nello stesso giardino.

I nostri alberi si chiamano Ana Mendieta, Eva Hesse, Ketty La Rocca.

Ana Mendieta nasce a L’Avana nel 1948 e, ancora adolescente, viene portata negli Stati Uniti attraverso un piano anticomunista con l’obiettivo di far espatriare i minori cubani all’indomani della rivoluzione castrista. Questo sradicamento forzato e i continui spostamenti presso orfanotrofi e famiglie affidatarie porterà Ana a sviluppare un forte senso di non-appartenenza presente in tutta la sua arte. Ana Mendieta è una delle donne più significative nel panorama artistico contemporaneo con la sua arte viscerale, dove la figura della donna è intrisa di magia e ritualità e concepita come un ritorno del corpo d’artista alla madre terra.

Eva Hesse nasce in una famiglia ebreo-tedesca durante i disordini sociali e politici provocati dall’ascesa del regime nazista ad Amburgo. Suo padre e sua madre, intenti a tenere al sicuro i loro figli dopo il pogrom del novembre 1938, mandano lei e la sorella in Olanda. La famiglia si riunisce poi in Inghilterra e si dirige negli Stati Uniti. Eva Hesse nella sua arte ha utilizzato spesso prodotti industriali “trovati” come corde e fili, esplorando attraverso i materiali più semplici gli stati d’animo dell’essere umano. Il suo lavoro è un assemblaggio poetico di parti raccolte e combinate, disposte in modo da suggerire momenti di riflessione silenziosa sul mondo che ci circonda.

Ketty La Rocca nasce a La Spezia nel 1938. Dopo essersi dedicata allo studio della musica elettronica, lavora in uno studio di radiologia e dagli inizi degli anni sessanta si dedica all’insegnamento nelle scuole elementari. Entra in contatto con il movimento fiorentino d’avanguardia Gruppo 70 e realizza i suoi primi collage, frutto di una ricerca caratterizzata dall’interpretazione ironica e trasgressiva delle immagini prodotte dalla pubblicità anni sessanta. Ketty ha elaborato una personale ideologia femminista tesa a smascherare la mercificazione dell’immagine della donna e ha continuato per tutta la sua vita a produrre sperimentazioni linguistiche oggetto di performance, fino a utilizzare il suo corpo come strumento comunicativo.

Gli alberi di cui abbiamo tracciato l’esistenza sono tre piante esotiche, mai viste dagli esseri umani, i cui colori sono tinte forti, nelle quali ci siamo voluti perdere per ricreare un universo intimo, personale e amicale che, con timidezza, abbiamo provato a rappresentare. È un universo iper-colorato e iper-denso dove c’è anche spazio per ironia e dissacrazione.

L’incontro

Gianni Barelli e Gea Testi si conoscono da quasi trent’anni, essendo cresciuti a pochi metri di distanza l’uno dall’altra nella periferia di Arezzo. Salire sullo stesso autobus, il n. 6, ha permesso loro di consolidare un’amicizia che negli anni è diventata una vera e propria fratellanza.

La performance

ANA, EVA, KETTY

di e con Gianni Barelli, Gea Testi

durata: 35 minuti circa

30 e 31 MAGGIO ore 16.30

Bòlli Sartoria Creativa – via Dovizi 38 (AR)

Gea Testi