Intervista a Giacomo Cherici, presidente Aisa Impianti

Arezzo. La mai semplice gestione dello smaltimento dei rifiuti, della raccolta differenziata, ma soprattutto la necessità di ridurre gli sprechi, ad ogni livello. Il presidente di Aisa Impianti Giacomo Cherici parla al nostro blog di queste tematiche e del loro legame con l’inceneritore di San Zeno.
Che per la cronaca dal 2017 non è più un inceneritore, ma …
Una centrale con qualifica R1: cioè un impianto di recupero integrale di energia e materia. Qualifica arrivata dopo anni di ammodernamento e investimenti, che hanno portato allo stabile di San Zeno un’efficienza energetica paragonabile a quella degli impianti del nord Europa, dell’Austria e della Svizzera.
In cosa si concretizza questo ammodernamento dell’impianto?
È un po’ come se fossimo passati dal possedere un’auto con standard Euro III a una più moderna Euro VI. Abbiamo un controllo sempre più puntuale e aggiornato delle emissioni, regolate da parametri di riferimento molto stringenti. L’ammodernamento, parlando di impianti di questo tipo, si traduce in maggiore capacità di generare energia, lavorare gli scarti e al tempo stesso ridurre le emissioni.
Di recente si è sentito parlare molto, anche se poche volte con vero approfondimento, sulla questione del raddoppio della capacità dell’impianto. Stanno per arrivare molti più rifiuti a San Zeno? Possiamo fare chiarezza su questo punto?
Partiamo dalle basi, cioè da cosa prevede il piano regionale dei rifiuti. Stabilisce che le comunità che li producono siano le stesse a trattarli. Dunque queste comunità devono sapersi rendere autonome nella gestione, in quanto la legge non consente di “esportare” i rifiuti se non in caso di emergenza, cioè quando non si hanno in funzione gli impianti necessari. È vero che la capacità del nostro impianto crescerà, ma questo servirà a migliorare la qualità della raccolta di Arezzo, non di altre città.
Ma dunque come si verificherà questo incremento? Sarà un raddoppio?
La capacità di un forno si misura in calorie, non con la portata. Abbiamo ridefinito la minima e la massima potenza della fase dell’incenerimento: cioè il calore che il forno deve sviluppare per bruciare materiale ad alta combustibilità (quindi con potenza minima, ndr) e il calore che deve invece sviluppare per materiale a bassa combustibilità (potenza massima, ndr). La capacità impiantistica di San Zeno passerà dalle attuali 45 mila e 600 tonnellate ad un massimo di 75 mila. Ma bisogna anche ricordare che all’attività del forno non sarà mai richiesta questa potenza massima, che è per lo più nominale: ci attesteremo attorno ad un massimo di 60 mila tonnellate, dunque 15 mila in più rispetto all’attuale capacità. Ben distanti da un raddoppio.
Cosa dovranno aspettarsi i cittadini in termini di emissioni e qualità dell’aria nella zona e dintorni?
Ci tengo a precisare che con il graduale ammodernamento l’attività di incenerimento è divenuta via via più sussidiaria rispetto a tutti i processi dell’impianto. Siamo ben distanti dai tempi del vecchio inceneritore: di fatto poco più di una stufa dentro alla quale venivano scaricati i rifiuti con pochissima attività di selezione, o addirittura facendone a meno. Un principio cardine della centrale di recupero è proprio quello di fare in modo che il rifiuto destinato all’ incenerimento sia una percentuale sempre minore.

Inoltre rispetto al passato abbiamo anche strumenti molto più accurati per contenere e filtrare i fumi, con un monitoraggio in tempo reale di tutti i valori ad essi relativi. Infine, anche se entriamo in un campo complesso, dobbiamo ragionare sul fatto che centralizzare e rendere più efficiente il processo di smaltimento dei rifiuti permette di abbattere emissioni anche sul fronte dei trasporti, evitando di disperdere le attività sul territorio. I mezzi necessari per movimentare i rifiuti percorrono mediamente 3/4 chilometri con un litro di gasolio: anche ottimizzare questo aspetto permette di avere meno inquinamento e meno costi in bolletta per i cittadini.
Alcuni gruppi formati dal comitato artistico e dal pubblico del Crowd Festival, durante i giorni dell’evento, hanno visitato e conosciuto meglio questa struttura. Quali piani avete per far sì che le persone capiscano davvero cos’è e come funziona l’impianto di San Zeno?
Di certo è una sfida complessa, ma l’affrontiamo da molti punti di vista con il progetto Zero Spreco. Che altro non è se non la comunione di idee che ci portino tutti verso l’obiettivo condiviso di sostenibilità ambientale e sociale. Abbiamo progetti aperti riguardo piccoli corsi di cucina per recuperare alimenti che altrimenti andrebbero scartati (non scordiamoci di quanto sia forte l’incidenza dello spreco alimentare), abbiamo delle serre per il recupero dei vapori nelle quali coltiviamo fiori, abbiamo un distributore di energia elettrica gratuita al quale ogni cittadino con un’auto elettrica può attingere. Insomma questo progetto è indirizzato alla necessità primaria di ridurre gli sprechi sotto tutti i punti di vista che possiamo immaginare, e allo stesso tempo ridare qualcosa di concreto alla comunità di Arezzo.
Se posso aggiungere un commento, ritengo che la prima necessità sia quella di educare noi stessi in prima persona se vogliamo raggiungere dei risultati a livello collettivo, e spero che l’impianto di San Zeno sia di aiuto in questo processo lungo e faticoso. Vuole aggiungere qualcosa prima di concludere?
Vorrei ricordare ai nostri concittadini che questo impianti di recupero è il loro ed è aperto a tutti quelli che vogliano visitarlo e conoscere gli aspetti del suo funzionamento, tutti trasparenti, consultabili e privi di qualunque segreto industriale. E al di là di ciò, stiamo organizzando molti eventi presso questo spazio, dunque… A presto!
Umberto Bertocci