Intervista a Mario Bruni, presidente dell’associazione culturale Castelsecco

L’associazione culturale Castelsecco nasce nel 2002 e diventa operativa dal 2004 con l’obiettivo di valorizzare il parco archeologico etrusco di Castelsecco. Il parco sorge sulla sommità di un colle, tre chilometri a sud-est di Arezzo, raggiungibile a piedi dallo stadio comunale di Arezzo, attira visitatori e camminatori incuriositi dalla magica storia di questo luogo e ammaliati dal panorama di cui si può godere una volta raggiunta la vetta.

 

Come è nata questa associazione e qual è il suo scopo?

L’associazione nasce nel 2002 con lo scopo di valorizzare l’area di questo sito archeologico etrusco-romano, risalente al 220-190 a.C.

Si tratta di un terrazzamento con un teatro, un tempio e un podio. In questa zona sono stati trovati molti reperti archeologici, anche in modo casuale, che si trovano presso il museo Mecenate di Arezzo.

L’associazione vuole far conoscere questa realtà ai cittadini e all’amministrazione organizzando iniziative di vario genere.

Essendo un parco pubblico, c’è bisogno del sostegno e dei permessi dell’amministrazione comunale per fare qualsiasi cosa, quindi è importante che venga apprezzato da un numero sempre maggiore di persone.

L’associazione ha ristrutturato a sue spese la chiesa che si trova subito appena si accede al sito archeologico, rendendola la propria sede.

Come avete intenzione di valorizzare la zona etrusca?

Essendo un sito pubblico, vorremmo che la cittadinanza avesse piacere di visitarlo e frequentarlo.

Per questo motivo abbiamo deciso che per la prossima stagione di eventi installeremo delle sedute in modo che gli spettatori possano stare comodi, visto che spesso, data la grande affluenza di pubblico, non c’è posto nemmeno in piedi.

Dal punto di vista artistico, c’è l’idea di un festival sulla tragedia e commedia classica: Plauto, Euripide, Aristofane, da realizzare grazie all’aiuto dei nostri due partner: la Libera Accademia del Teatro e l’Accademia Petrarca e ovviamente della Fondazione Guido d’Arezzo.

 

Cosa si può fare di concreto per entrare a far parte dell’associazione e partecipare alla realizzazione della vostra missione?

Organizziamo vari eventi sociali per coinvolgere la cittadinanza nelle nostre attività.

Siamo in contatto con la dottoressa Gialli della soprintendenza, organizziamo musei per ragazzi e una cena sociale ogni anno.

Con la nostra voglia di fare vogliamo essere uno stimolo per l’amministrazione comunale.

 

Avete già un programma di eventi per la stagione 2020 a Castelsecco?

La stagione si aprirà a fine giugno – inizio luglio con la tragedia greca.

L’anno scorso abbiamo messo in scena Lisistrata, due anni fa il musical Il Nazareno con la collaborazione della Libera Accademia del Teatro.

Quest’anno in scena ci sarà uno spettacolo per la regia di Andrea Biagiotti, vedremo in scena Alessandra Bedino, ci saranno letture con passi recitati sempre da Biagiotti con accompagnamento musicale, un concerto con Ilaria Scatizzi, incontri di astronomia e tante altre richieste ancora da organizzare.

 

Visto che il tema dell’Arezzo Crowd Festival di quest’anno sarà Be The Change, vorrei sapere che cambiamento ti augureresti per il 2020?

Mi auguro che venga messo in atto un cambiamento culturale.

Lavorare oggi per ottenere frutti per il domani, c’è bisogno di una sedimentazione di idee e di una presa di coscienza consapevole.

Andrebbe coinvolta tutta la società, il cambiamento culturale che vorrei  deve nascere proprio da quelli che alcuni vorrebbero divisi. Dai conflitti bisognerebbe tornare a una sintesi: i conflitti ci devono essere, una società deve essere in tensione, perché così possono scaturire stimoli che facciano discutere, polemizzare, in modo da raggiungere un elemento che riguardi tutti e ci unisca.

Le associazioni culturali devono lavorare in modo da superare la divisione nella società: ritrovare valori comuni, perché la divisione è un errore culturale, politico e sociale. Bisogna trovare un minimo comun denominatore, un sentimento collettivo, qualcosa che ci unisce.

Ritrovare il senso di comunanza e di coinvolgimento, e non di un’ulteriore frammentazione della società.

Imparare e parlarci e ascoltarci di più. Vengono sempre fuori delle buone idee dagli spunti che spingono a fare, agire insieme.

Ci vuole una maggiore tolleranza: la libertà sta nel difendere le idee altrui anche se non siamo d’accordo.

La libertà o è di tutti o non è libertà.

Francesca Papi

 

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